UTERO IN AFFITTO

prefazione di

MARCELLO PAMIO

 

postfazione di

DIEGO FUSARO

 

«Venne infine un tempo in cui tutto divenne merce: così scriveva Marx nel 1847.

La sua profezia si è oggi realizzata:

perfino l'utero è diventato merce tra le merci».
Diego Fusaro

 

Il 2 febbraio 2016 in Francia, è stata sottoscritta la Carta d Parigi, un documento per proporre agli Stati europei l’abolizione universale della maternità surrogata. Sull’onda delle discussioni del ddl Cirinnà e di alcuni casi di cronaca, anche in Italia si è aperta la discussione sulla possibile legalizzazione dell’utero in affitto. Eppure la “gestazione per altri” (GPA) è una forma sofisticata di schiavismo moderno, in cui il corpo della donna è visto come merce e il bambino come un oggetto che può essere venduto e comprato. La generazione viene scollata dall’atto sessuale e diviene un lusso per pochi: “fabbricazione” di bambini. Il meccanismo che sta dietro la GPA è infatti capitalista: finalizzato a trarre profitto e rivolto esclusivamente ai ricchi. È un mercato in costante crescita che nonostante le restrizioni (o proibizioni) vigenti in molti Paesi frutta circa 6 miliardi di dollari l’anno a livello internazionale. Affittare una madre surrogante ha ovviamente costi diversi a seconda del luogo: fino a 150 mila dollari negli USA, alcune decine di migliaia di euro nell’Est Europa, un prezzo che si riduce man mano che ci si sposta negli Stati asiatici del cosiddetto Secondo Mondo.

Al business delle madri surroganti si deve aggiungere anche il commercio degli ovuli femminili che è diventato negli Stati Uniti una vera e propria “fabbrica”. Nei campus dei college americani, nei giornali e sui siti vengono promosse pubblicità che offrono centinaia di dollari alle giovani donne in cambio di ovuli. Così numerose studentesse sono motivate a donare gli ovuli per arrotondare o guadagnare soldi mentre studiano. Si tende a reclutare ragazze giovani, belle, atletiche e colte: i loro ovuli sono eugeneticamente preferibili. Le donatrici non vengono però informate sui rischi dell’iperstimolazione ovarica.

Come profetizzava Marx nel lontano 1847, ogni cosa è diventata merce, anche la vita. La tecnica, scollata dall’etica, è ormai asservita al mercato e alle lobby. Il corpo della donna viene equiparato a un forno e il prodotto che ne deriva può essere ceduto come semplice merce. Addirittura rimandato indietro se non soddisfa l’acquirente, come diversi casi di cronaca attestano.

Le ricerche scientifiche vanno infine verso scenari distopici già immaginati da Aldous Huxley nel suo capolavoro Il mondo Nuovo, ossia la creazione di spermatozoi e uteri artificiali in modo da “fabbricare” la nuova umanità sottraendo i nascituri alla generazione naturale.

Il presente saggio intende analizzare i retroscena economici, etici e morali del fenomeno, analizzare il business delle madri surroganti, gli interessi milionari delle lobby delle industrie biotecnologiche, la strumentalizzazione dei valori della sinistra, l’ambiguità del movimento femminista, lo spettro dell’eugenetica dietro questa pratica, la manipolazione mediatica tesa a convincere la popolazione ad abbracciare questa pratica.

Le ricerche scientifiche vanno infine verso scenari distopici già immaginati da Aldous Huxley nel suo capolavoro Il mondo Nuovo, ossia la creazione di spermatozoi e uteri artificiali in modo da “fabbricare” la nuova umanità sottraendo i nascituri alla generazione naturale.

Il presente saggio intende analizzare i retroscena economici, etici e morali del fenomeno, analizzare il business delle madri surroganti, gli interessi milionari delle lobby delle industrie biotecnologiche, la strumentalizzazione dei valori della sinistra, l’ambiguità del movimento femminista, lo spettro dell’eugenetica dietro questa pratica, la manipolazione mediatica tesa a convincere la popolazione ad abbracciare questa pratica.

 

Il libro vanta la prefazione di Marcello Pamio e una densa postfazione del filosofo Diego Fusaro.

Ecco alcuni argomenti trattati:

 

  • la polemica sulla maternità surrogata in Italia

  • le femministe ci ripensano e firmano la Carta di Parigi per l’abolizione universale della maternità surrogata

  • il principio della rana bollita di Chomsky e la finestra di Overton

  • eugenetica da “supermercato”

  • la questione del passaggio da uomo mercificato a uomo merce

  • il lato psicologico e la questione del legame prenatale con la madre

  • il business delle madri surroganti e le lobby delle aziende biotecnologiche

  • i risvolti giuridici

  • le complicazioni per le madri surroganti e le donatrici di ovuli

  • quanto costa “fabbricarsi” un figlio? Il mercato low cost in Ucraina e India

  • quando i genitori ci “ripensano” e mandano indietro il bambino

  • la manipolazione mediatica, il clima di isteria e i casi di “psicoreato”

  • dall’utero in affitto all’utero artificiale

  • verso il Transumanesimo. Le derive del post-umano.

BOOKTRAILER

L’utero in affitto è un gesto criminale

di Diego Fusaro
    

 L'utero in affitto è un crimine terribile e un gesto volgarmente classista: perché riduce l'umanità a merce in vendita.      
    

    Hanno scelto di “chiamarla maternità surrogata”, perché hanno fatto tesoro della lezione di Orwell. In “1984” Orwell spiega che il potere ricorre a una neolingua coniata ad hoc per mantenere i sudditi in una condizione di cattività simbolica oltre che reale: di modo che amino le loro catene, perché non in grado di percepirle come tali, e siano sempre pronti a combattere contro ogni eventuale liberatore. La neolingua serve appunto a questo: a far sì che gli schiavi non possano pervenire alla consapevolezza della loro schiavitù e lavivano con gioia e con entusiasmo, lobotomizzati dal potere e dalle sue pratiche manipolatorie. Ecco spiegato il sintagma neo-orwelliano con cui si è scelto di chiamare “maternità surrogata” l’oscena pratica dell’utero in affitto, con cui una donna, dietro compenso, mette a disposizione – affitta!– il proprio utero a chi non può o non vuole avere figli con il proprio. È il tema al centro del nuovo libro di Enrica Perucchietti, “Utero in affitto” (Revoluzione, Torino 2016). Un libro da leggere e da meditare. Diceva Gramsci che il gesto rivoluzionario per eccellenza è chiamare le cose con il loro nome. E allora proviamoci, anche a costo di andare contro la corrente del pensiero unico politicamente corretto che, gestito univocamente dal potere, stabilisce che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa si può e che cosa non si può dire. Il pensiero unico è, appunto, la sovrastruttura ideologica che glorifica il rapporto di forza dominante e tutte le pratiche che rinsaldano il potere stesso. Diciamolo, allora, apertamente. L'utero in affitto è una pratica criminale, esecrabile e orribile. E lo è perché usa le donne povere come merce disponibile, come materiale umano da cui ricavare plusvalore. Contravviene pienamente l’imperativo categorico di Kant, che prescrive di trattare l’altro sempre anche come un fine, mai solo come un mezzo. L’utero in affitto è, poi, da considerarsi senza riserve una pratica oscena e criminale perché considera i bambini come oggetti-merce, come articoli di commercio, come prodotti on demand che dipendono solo dal capriccio dell’individuo portatore di volontà di potenza consumistica. Il bambino passa in secondo piano: in primo piano sta l’egoistica volontà di potenza sovrana dell’individuo consumatore, che tutto può, a patto che disponga dell’equivalente monetario corrispettivo. Può tutto, anche comprare un bambino: il listino prezzi – controllare per credere – varia incredibilmente da paese a paese. L’utero in affitto è un gesto volgarmente classista: è il gesto che permette ai ricchi di comprare bambini ai danni dei poveri, anzi delle povere donne costrette, per arrivare a fine mese, a mettere in affitto il loro grembo. È il trionfo del classismo planetario coessenziale alla logica di sviluppo capitalistica del fanatismo dell’economia. Chiariamolo senza tema di smentita: non vi è nulla di emancipativo nella pratica criminale dell’utero in affitto, che segna il trionfo del capitale sulla vita umana, dell'economia sulla dignità, del plusvalore sul diritto alla vita. È una battaglia di civiltà, ancora una volta: occorre opporsi senza se e senza ma a questa ennesima pratica oscena scaturente dal classismo e dalla reificazione, ossia dalle patologie che sono cooriginarie rispetto al capitalismo. Chi accetta, pratica o difende l’utero in affitto – è bene che lo sappia – sta difendendo un crimine ai danni dell’umanità ridotta a merce in vendita.

continua su: http://www.fanpage.it/l-utero-in-affitto-e-un-gesto-criminale/
http://www.fanpage.it/

 

Utero in affitto? L’eugenetica del Terzo Millennio

 Marcello Pamio -

tratto dal libro “Utero in affitto” di Enrica Perucchietti,

rEvoluzione edizioni

 

Affittare il proprio ventre per vendere un bambino

o affittare le proprie braccia per lavorare nell’industria,

qual è la differenza?

Pierre Bergé ex compagno di Yves Saint-Laurent

 

Ogni cosa oggi è diventata merce, perfino la Vita stessa!

L’utero in affitto, lungi dall’essere la liberalizzazione della donna moderna (il cui motto era e forse è ancora: “l’utero è mio e me lo gestisco io”) ha legittimato una nuova forma di schiavismo femminile e di subordinazione al mercato delle donne stesse. La schiavitù forse più becera e squallida.

L’utero in affitto, lungi dall’essere quell’atto amorevole e spassionato come il Sistema vorrebbe farci credere è un business superegoistico multimiliardario. Il mercato della Vita, la vendita e compravendita di bambini!

L’utero in affitto è uno dei passaggi più importanti che stanno conducendo verso la distruzione totale della famiglia e la creazione dell’Uomo Nuovo.

 

Dall’utero in affitto all’Uomo Nuovo

Cosa c’entra il gender con l’utero in affitto?

Il gender che piace così tanto ai Poteri Forti mondialisti è la demolizione delle “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche e ovviamente sessuali) che in qualche modo rappresentano un ostacolo all’omologazione globale. Uno degli ultimi obbiettivi da colpire è l’istituzione familiare, vista come un ostacolo alla creazione di un uomo senza punti di riferimento, affettivamente instabile. Un consumatore amorfo senza identità, confuso e precario.

Se l’individuo è senza punto di riferimento e solo, sarà più facilmente manipolabile a livello sociale e civile. Non si sacrificherà per la famiglia ma annegherà i propri dispiaceri nello shopping compulsivo, nell’alcol, nelle droghe e nel sesso.

L’utero in affitto rientra in uno dei passaggi cruciali…

 

“La generazione viene scollata dall’atto sessuale, dalla famiglia e diviene un lusso per pochi.

Mediante l’annullamento della filiazione, l’identità umana cessa di avere una storia e una provenienza: si riduce all’assemblaggio di una macchina e a una vera e propria fabbrica eugenetica di nascituri governata dai desideri narcisistici individuali dei consumatori”. Diego Fusaro

 

L’ultimo libro di Enrica Perucchietti non è solo di estrema attualità, ma per certi versi anticipa i tempi facendo intravedere dove porterà la strada imboccata dall’umanità: quello che potrà accadere in un futuro molto prossimo se non si interverrà prima…

L’oligarchia sinarchica che ci governa e controlla sta mettendo a segno passaggi cruciali verso il totale controllo della popolazione: dalla cancellazione dell’identità (gender) e di ogni valore, alla disintegrazione della famiglia per giungere alla perdita totale del senso della e per la Vita.

La Vita infatti oggi sta perdendo sempre più di significato e i bambini che ne sono la rappresentazione sono stati trasformati in oggetti di scambio, vere e proprie merci da comprare al supermercato.

Oggi infatti i bimbi si possono prenotare per tempo, si comprano attraverso cliniche lussuosissime, si assemblano come meglio si crede scegliendo su cataloghi ad hoc e si fanno partorire attraverso donne schiavizzate, vere e proprie incubatrici di carne umana. E se la “merce” dovesse per qualche motivo essere difettosa o non andar bene agli acquirenti, si può sempre portarla indietro o gettarla nella pattumiera o peggio ancora donarla a qualche clinica interessata a smembrarla per usarne gli organi e trasformarli in creme anti-aging, lozioni solari, farmaci, vaccini, ecc.

Non è fantascienza purtroppo: oggi moltissime ricerche vengono effettuate su neonati sopravvissuti all’aborto. In Inghilterra per esempio la Langham Street Clinic vendeva feti vivi tra la 18ma e la 22ma settimana al Middlesex Hospital, mentre in Russia vi è una florida industria che fornisce materiale abortivo alle aziende farmaceutiche e a quelle che producono cosmetici.

La sacralità della Vita è stata distrutta mercificandola per denaro, cupidigia ed egoismo.

Quello che sta accadendo sotto gli occhi di tutti è eugenetica allo stato puro.

Chiariamo fin da subito: l’utero in affitto è un business mondiali sta eugenetico. Un business da svariati miliardi di dollari ogni anno.

L’indottrinamento mentale è in atto da anni grazie a pubblicazioni editoriali e film, e purtroppo i risultati dimostrano che il lavoro è stato fatto molto bene. Oggi l’utero in affitto è percepito dalle masse come un gesto di altruismo invece che per quello che realmente è: una vendita di bambini!

La nascita tramite maternità surrogata altro non è che una “cessione di neonato” a pagamento.

Quante persone “donerebbero” o “venderebbero” il proprio figlio di 3 anni? Invece ci vogliono far credere che un neonato nei primissimi giorni di vita sia un’altra cosa rispetto a un essere vivente: un

bene che può entrare a far parte di un accordo privato preventivo fra due parti contraenti.

La Vita stessa è diventata un oggetto di scambio. Vita poi strettamente legata alla morte se entriamo nelle cliniche dove si esegue la fecondazione artificiale…

 

Il primo bambino sintetico

Nel 1978 ebbe inizio lo sviluppo delle tecniche di fecondazione.

Nasce il primo bambino in provetta. Evento spacciato al mondo come passaggio storico, ma pochi considerano il rovescio di tale fecondazione: la morte di tutti gli altri embrioni in gioco. Per una vita si distruggono tutte le altre: mors tua vita mea direbbe il machiavellico e ben stipendiato camice bianco che lavora in tali cliniche.

Oggi, per tornare alla fecondazione naturale, non è più necessaria la relazione, il calore affettivo, l’amore di coppia, l’unione tra uomo e donna perché tale atto magico si può sostituire con l’incontro forzato in una fredda provetta tra ovocita e spermatozoo, spesso con la conservazione nel gelo dell’azoto liquido. Da qui la definizione delle creature innocenti nate in provetta come “bambini venuti dal freddo”.

Nonostante si usino termini edulcorati come “fecondazione in vitro” o l’ancora più sobrio “fecondazione assistita” il termine corretto è “fecondazione artificiale”. È un artificio e quindi totalmente innaturale.

La forma più estrema di fecondazione eterologa è la pratica dell’utero in affitto.

Essendo la fecondazione artificiale omologa (se i gameti appartengono alla stessa coppia) oppure eterologa (se uno o entrambi i gameti appartengono a estranei) si apre un mercato illimitato legato

a gameti, ovuli, spermatozoi, farmaci, ormoni, ecc.

 

Ovuli a suon di ormoni

Si cercano ovuli freschi, di giovane donne atletiche, belle e intelligenti. Meglio ancora se laureate. Perché l’ovulo non è meno importante, anzi, della madre surrogante.

La realtà è questa: giovani donne economicamente disperate si sottopongono per denaro a devastanti bombardamenti ormonali ai fini della produzione massiva di ovuli. Per poche centinaia di dollari rischiano letteralmente la vita. Pubblicità ingannevoli girano anche sui social network tipo Facebook: “Se sei alta, attraente e magra… e hai il desiderio di aiutare qualcuno, fai la differenza, dona i tuoi ovuli”.

Molte ragazze spinte dal denaro ma anche dal messaggio altruistico si imbarcano in un viaggio a volte senza ritorno. Senza alcuna visita medica preventiva che accerti patologie o altro, ricevono a casa il kit con le istruzioni dettagliate per cominciare ad assumere ormoni per stimolare le ovaie.

I contatti inizialmente avvengono tramite internet o per telefono.

Queste ragazze costringono il loro corpo a suon di ormoni sintetici a produrre un numero elevatissimo di ovociti (normalmente se ne producono al massimo due in un mese), con tutti i rischi che ne conseguono. Il 70% dei cicli di stimolazione ormonale ovarica fallisce miseramente ma i rischi per le donne sono altissimi: cancro al seno, cancro all’ovaio e all’endometrio, sterilità, infertilità, emorragie, ictus, infarti e paralisi.

A queste giovani ragazze viene dato per esempio il Lupron che è un farmaco approvato dalla FDA per la cura del cancro alla prostata alla stadio terminare e non per la super-ovulazione. Quindi un utilizzo off-label fuori etichetta vitatissimo dalla legge statunitense.

Ma alla florida industria della fecondazione artificiale poco importa se una donna-cavia si ammala o muore perché ce saranno altre che prenderanno il suo posto.

D’altronde gli interessi in gioco solo per gli ovociti sono enormi: oltre 6 miliardi e mezzo di dollari all’anno. Mercato in costante crescita.

 

Un business spaventoso

A questo bisogna aggiungere il business della fecondazione artificiale, che secondo uno studio realizzato da Allied Analytics llp e pubblicato su Research and Markets, istituto leader a livello internazionale per le ricerche e l’analisi dei dati di mercato, si attesterebbe attorno ai 9 miliardi di dollari ed entro il 2020 potrebbe salire a 21 miliardi.

Secondo l’American Society for Reproductive Medicine dal 2004 al 2011 il numero delle nascite da utero in affitto aumentato del 200%.

Il tutto a vantaggio delle case farmaceutiche che hanno in mano il mercato degli ormoni, delle banche del seme, di chi vuole sperimentare sugli embrioni e naturalmente le cliniche specializzate.

Dobbiamo infine aggiungere il business legato direttamente alla maternità surrogata.

Una madre surrogante americana per esempio può venire pagata dai 20.000 e 25.000 dollari, in India tra 4.500 e 5.000 dollari.

Ovviamente il cliente finale che ordina il bambino paga sei, sette volte tanto!

Più ci spostiamo nei Paesi poveri e in via di sviluppo e meno le donne guadagnano per la gestazione. Sono tutte donne disperate, molte di loro hanno già diversi figli e lo fanno esclusivamente per denaro. Accettano il contratto legale che le costringe alla fine delle quaranta settimane, se il figlio è sano (altrimenti sono costrette ad abortire o a tenerselo senza soldi ovviamente), a cederlo ai genitori acquirenti.

 

E i diritti dei bambini?

Fanno crescere dentro di loro una Vita per poi abbandonarla e qui subentrano altri grossissimi problemi che nessuno sottolinea sufficientemente.

Tutti si riempiono la bocca di diritti. Diritti delle donne, diritti delle copie eterosessuali che non possono avere figli, diritti delle coppie gay che pretendono di averne uno, ecc. Nessuno però si preoccupa minimamente dei diritti del bambino, della creatura che è diventata merce di scambio.

Per il neonato la mamma non è colei o purtroppo colui che sgancia migliaia di euro per comprarlo, ma quella donna che lo ha portato in grembo per circa nove mesi, della quale conosce tutto: il battito cardiaco, l’odore, il respiro, la voce, i pensieri e perfino le emozioni.

Quella mamma alla quale verrà strappato e portato via non appena verrà al mondo.

Una separazione forzata, innaturale e prematura costituisce uno dei traumi più difficili da rimarginare e che molto probabilmente la creatura pagherà per tutta la vita: ferite da abbandono e da separazione.

La scienza odierna non contempla queste dinamiche perché vede ancora il neonato come un essere vivente ma privo di coscienza e consapevolezza. Le ultime ricerche in ambito psichiatrico e comportamentale dimostrano invece il contrario.

Tutto quello che è successo nel momento del concepimento, durante la gravidanza, la nascita e nei primi anni di vita, è registrato.

Tutto quanto, che ci piaccia o meno.

Il bambino dentro il grembo è in grado di percepire e memorizzare quello che avviene nell’ambiente esterno e una parte della scienza sta finalmente prendendo coscienza di tali fenomeni.

Il periodo prenatale e perinatale fa parte a tutti gli effetti del percorso della vita, l’inizio di un continuum che è la nostra esistenza fisica e psichica.

Già a partire dal 1924 Otto Rank ipotizzò un legame fra il parto e molti problemi esistenziali e psicologici visti come reazioni o conseguenza al trauma della nascita e concepì l’utero come un “paradiso perduto” a cui si tende nella ricerca del piacere.

Addirittura il dottor Frank Lake arriva ad affermare che l’esperienza più formativa per un essere umano è quella prenatale, specialmente quella del primo trimestre intrauterino! Cosa succede alla coscienza del bambino che dopo nove mesi viene letteralmente strappato da sua mamma? Nessuno lo prende seriamente in considerazione.

Nella vita prenatale si posano i mattoni fondamentali per la costruzione di un essere umano, non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista emozionale e caratteriale del futuro adulto. Come sarà da adulto quel bambino strappato via per soldi dagli affetti materni? Il grande psichiatra statunitense Thomas Verny, uno dei massimi esperti mondiali sugli effetti che l’ambiente prenatale e postnatale possono avere sullo sviluppo della personalità, spiega cosa avviene durante il concepimento:

 

«La scintilla di una nuova vita si accende quando lo spermatozoo feconda l’ovulo.

Gli spermatozoi, prodotti in grande quantità – almeno 300 milioni per ogni eiaculazione – si spingono fino alla cervice e attraverso le tube di Falloppio fino a raggiungere l’ovulo.

Uno spermatozoo vincerà la gara, penetrando nell’ovulo e innescando la reazione biochimica a catena che presumibilmente porterà alla nascita di un bambino nove mesi dopo.

Mentre la maggior parte degli spermatozoi si spinge verso l’ovulo a una velocità di 10 centimetri all’ora, alcuni mostri di velocità compiono lo stesso tragitto in circa 5 minuti.

In un passato recente gli esperti pensarono che la fecondazione avvenisse quando gli enzimi posizionati sulla punta di ogni spermatozoo, agendo come dinamite, facevano esplodere il guscio esterno dell’ovulo in modo da far penetrare il liquido seminale.

Oggi sappiamo che ogni uovo seleziona lo spermatozoo con cui vuole avere a che fare compiendo così la prima irrevocabile decisione della vita.

L’ovulo, invece di partecipare passivamente a questa pièce teatrale, apre il suo guscio e abbraccia lo spermatozoo dal quale si sente attratto».

 

Questa è alchimia e amore allo stato puro, ben diverso dalla provetta e dall’azoto liquido.

In pratica l’ovulo in grado di essere fecondato “seduce” letteralmente lo spermatozoo disperdendo nell’apparato sessuale sottili molecole…

Tale straordinaria immagine ci fa intravedere un po’ più da vicino la scintilla che innesca la Vita, il processo che avviene tra un ovulo femminile e uno spermatozoo maschile.

La Vita procede così da sempre.

Nella maternità surrogata avviene l’inversione di questi processi perché invece di due figure genitoriali − la madre e il padre − entrano in gioco fino a sei figure genitoriali: due committenti (quelli che sganciano i quattrini) che diventano i genitori legali; due genitori biologici, i venditori di gameti (che però potrebbero anche essere tre, perché la cellula uovo potrebbe essere di una donna che fornisce il mitocondrio e di un’altra che fornisce il nucleo) e infine la madre surrogante, il vero e proprio utero affittato e noleggiato.

Entriamo così nell’anti-natura.

Allargando il discorso non è impossibile assistere a legami paradossali di parentela: la nonna che partorisce il nipote, sorelle che partoriscono fratellastri e via dicendo.

La Vita perde così la sua magia per trasformarsi in un mercato dove colui che paga ha sempre ragione.

 

Love is love?

Il mantra del Love is love dura finché il capriccio del committente non si scontra con un “difetto di fabbrica”. Se ad esempio il bambino nasce malato o con qualche malformazione (come è accaduto diverse volte), essendo stato concepito a priori come una merce, viene rimandato indietro al mittente, cioè alla madre surrogante.

 

L’utero artificiale

Ma non finisce qua perché lo scopo ultimo della Sinarchia è creare la vita fuori dall’utero: ectogenesi!

Le ricerche infatti oggi sono indirizzate verso la creazione di un utero artificiale.

La gestazione sarà definitivamente separata dall’utero materno.

Hollywood ha già fatto intravedere questa strada. Una strada terribile che apre scenari inquietanti sotto tutti i punti di vista. Dalla nascita di vere e proprie fabbriche di neonati per soddisfare le voglie e i desideri, per non dire i capricci di coppie etero, coppie gay e anche single molto ricchi; ad allevamenti di cloni umani da usare come serbatoi o depositi di organi nel caso servissero ai ricchissimi proprietari…

Sta a noi prendere coscienza dei gravissimi pericoli a cui conduce la strada che abbiamo intrapreso.

Pericoli per l’intera umanità e per la sua evoluzione spirituale.

Possiamo rimanere seduti comodamente sul divano davanti all’omnipervasiva e lobotomizzante tv e accettare impassibili che la Vita venga sacrificata sull’altare del dio denaro, che la Vita diventi un prodotto acquistabile, interscambiabile e smontabile, oppure possiamo intervenire cercando di cambiare l’attuale deriva.

Leggere questo libro è il primo passaggio…

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