LA CENSURA NELLE "DEMOCRAZIE" DEL XXI SECOLO

«Mai come ora la censura occidentale è stata più opprimente e totalitaria […]

La censura non è più repressiva, ma produttiva di regole che il Potere vuole imporre».

Carlo Freccero e Daniela Strumia

 

«Oggi i dissidenti non sono più deportati, sono condannati alla morte sociale; non vengono più fucilati, ma marginalizzati e i loro microfoni vengono tagliati per farli tacere o per rendere inudibili i loro discorsi».

Alain de Benoist

 

Sui social network il controllo delle informazioni è sempre più stringente: post, articoli e opinioni che sfidano la narrativa dominante vengono oscurati o rimossi, mentre gli algoritmi penalizzano i contenuti ritenuti “non conformi” a certi standard, determinando una moderna forma di Inquisizione digitale. Inchieste e casi di cronaca, dai Twitter Files all’arresto di Pavel Durov, attestano le pressioni che le Big Tech ricevono dai governi e dalle agenzie di intelligence per assecondare questa china liberticida. Il silenziamento delle voci divergenti avviene anche fuori dalla Rete, come dimostrano le derive puritane dell’ideologia woke e il fanatismo della cancel culture.

 

Esprimere un pensiero divergente diventa un “reato di opinione”:

in nome del progresso, le “democrazie” usano la censura per monopolizzare la verità.

 

Al tempo delle guerre ibride, i Giganti del web, coadiuvati dai media di massa e dai fact-checkers, sono diventati il braccio armato del Potere: questo sistema intende creare una informazione certificata, presentando come legittime solo le narrazioni conformi alla linea ufficiale, mentre tutte le forme di pensiero critico vengono etichettate come “complottismo” o disinformazione e rischiano di essere perseguite come uno “psicoreato” di orwelliana memoria.

 

«In questo ottimo libro, Enrica Perucchietti affronta in modo ampio – e, si direbbe, panoramico – un tema al quale io stesso mi sono molto interessato, non solo nei miei articoli ma anche in diversi libri […] Il “pensiero unico” […] rivela ciò che è veramente in gioco: l’instaurazione di un totalitarismo “morbido”, volto a eliminare ogni pensiero dissidente, l’avvento di una società di sorveglianza e controllo di cui l’immagine simbolica del Panopticon è la perfetta rappresentazione».

Alain de Benoist

 

«Siamo in piena propaganda di guerra, ma rispetto al totalitarismo del passato, il potere dispone di uno strumento in più: i Big Data, gli algoritmi in grado di processare la massa delle affermazioni individuali per identificare i colpevoli del dissenso».

Carlo Freccero e Daniela Strumia

 

«Se vogliamo che la nostra voce conti, dobbiamo unirci in una lotta comune contro il fuoco del totalitarismo democratico, pronto a bruciare digitalmente ogni forma di dissenso e a riscrivere la Storia a proprio piacimento».

 

Enrica Perucchietti

 

 

 

 

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